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...Il Vescovo chiese a don Italo Calabrò, suo stretto collaboratore, di avviare un’esperienza nuova a favore dei disabili mentali. E don Italo parlò ai suoi studenti con i quali aveva iniziato un dialogo su temi della fede vissuta, della solidarietà, della giustizia. I giovani accolsero la proposta di coinvolgersi in questo camminino di condivisione. Così Don Italo, insieme ad alcuni di loro, aprì a San Giovanni di Sambatello, nella casa canonica, la prima comunità dove furono accolti sei disabili. Si evitò, tra l’altro, il loro internamento nel manicomio o in istituti del nord Italia, ma soprattutto si avviò con loro un cammino di liberazione. Oggi questi sei giovani sono tutti pienamente integrati nella società. Gli anni seguenti hanno visto la progressiva nascita di risposte ai bisogni del territorio, comunità di accoglienza, centri di riabilitazione, gruppi di volontariato. Don Italo apriva continuamente fronti nuovi di servizi per i fratelli in difficoltà, iniziando sempre cono pochi strumenti, realizzava grandi opere educative. Così dopo la sua prima esperienza di accoglienza avviata a San Giovanni di Sambatello, nascevano nella Chiesa locale altre esperienze di solidarietà per minori, malati mentali, anziani. (guarda i video)